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LA PIEVANIA

Quando nel VI secolo appare la parrocchia italiana nel suo attuale significato, col decentralismo dal vescovo, abbiamo nell'Italia settentrionale le pievi autonome, cioè con propria amministrazione, riproducenti nel loro distretto il centralismo primitivo dell'Ecclesia vescovile, colla cura del ministero in tutto il vasto territorio e la vita collegiale dei chierici.

I chierici e preti sotto l'«archipresbyter» il pievano formano il «presbyterium a rurale.[...]

 La parrocchia antica era dunque il centro religioso d'una vasta zona ove viveva una popolazione sparsa.[...]

Questo non comprendeva solamente il borgo, ma anche un certo numero di ville vicine, sovente dotate d'una cappella dal padrone o dagli uomini del dominio. Ma queste cappelle non avevano autonomia.

Mancava loro il fonte battesimale e un prete con giurisdizione.

Erano spesso servite dal clero stesso della chiesa principale, alla quale si dovevano domandare i Sacramenti e portare le offerte.

La pieve è veramente la grande parrocchia ed anche la parrocchia libera da influenze laicali o monastiche, perchè non dipende che dal vescovo o l'arcidiacono, non da un grande o da un potente.(*)

 

(*) - Vita economica delle Abbazie Piemontesi (sec.X-XIV)  del sac. Francesco Gosso capo II pag 177-148-179